In Sicilia siamo abituati a tutto, figuriamoci ai paradossi. Dunque, nessuno si stupisca se il leader della Lega Nord – un partito che nel bestiario dei suoi slogan più recenti avrebbe voluto scaricare il sud Italia come un ferro vecchio – decida di fare la sua marcia trionfale a Palermo, a caccia di voti ‘terroni’.
L’immagine emblematica dell’appena archiviata festa di Sant’Agata è quella di una signora che porta in spalla una enorme torcia realizzata interamente con fiori bianchi. E’ il simbolo di una devozione “alternativa” e intelligente che non snatura minimamente, a mio giudizio, un voto fatto e ricevuto.
Inutile provare a parlare di qualcos’altro quando a Catania ci si avvicina a quel periodo per molti “magico” della festa della Santa patrona. E in effetti, se dovessimo considerare la festa di Sant’Agata per i suoi colori; per le luci; per la bellezza del fercolo e i sacchi devozionali bianchi che sfilano come un enorme serpentone in città, non potremmo che essere d’accordo sul concetto della magia.