Ventisei anni e tre mesi di galera. Per i sostituti procuratori che rappresentano la pubblica accusa nel processo contro Francesco Schettino è questa la pena che il tribunale di Grosseto dovrebbe infliggergli per il naufragio del Costa Concordia, che costò la vita a 32 persone il 13 gennaio di tre anni fa.
“Gentile direttore, mi sfogo con lei perché mi ritengo uno sconfitto. Ho 35 anni e ho perso il lavoro. Non perché non fossi bravo o volenteroso, né perché avanzassi chissà quali pretese. Tutti dicono di andarmene ma io non voglio scappare dalla mia terra”.
C’è qualcuno, nel mondo della stampa (diciamo) autorevole, che sostiene che il sud Italia non sia a rischio attentati grazie alla presenza di una figura che “controlla la piazza”.