Come definire quattro ragazzini che, annoiati dal logorio della propria inutilità quotidiana, rapinano un transessuale catanese e poi, per sfregio, lo arrotano con i motorini? Meglio non definirli affatto, rischierei di farmi revocare l’incarico dal mio fin troppo indulgente editore.
Sono spesso le facce pulite come il culo di un bambino a riservare le peggiori sorprese. Tipo che ti rivolgi a un baluardo della legalità; uno di quelli che della lotta al malaffare ha fatto un credo (almeno in pubblico) e te lo ritrovi col piatto in mano, in cerca di una mega mazzetta da 100 mila euro per assicurarti uno stallo all’aeroporto.
Sono tutti pronti (medici e politici) ad esprimere vicinanza alle famiglie, ma altrettanto lesti a scrollarsi di dosso – almeno a parole – la responsabilità per la morte di piccole vittime innocenti.