Lucia Borsellino, assessore regionale alla Sanità, dice di non voler guardare in faccia nessuno. I suoi ispettori dovranno spiegarci come diavolo è potuto succedere che in una città come Catania non sia stato possibile trovare un posto in rianimazione per una neonata con problemi respiratori. Una neonata morta a metà strada dentro un’ambulanza costretta a vagare cento chilometri per trovare un ricovero.
Se fosse successo in Africa ci saremmo sforzati di capire. Se fosse successo in una terra martoriata dalle guerre avremmo provato a tollerare. Succede in Sicilia: la patria degli sprechi, dei costi esorbitanti della Sanità, dei servizi scadenti e dei silenzi assordanti. Se pure in un’area metropolitana un neonato viene lasciato morire, allora diteci chiaramente che dobbiamo emigrare altrove. Magari in Italia, visto che la Sicilia ne è tagliata fuori. Oppure dateci una risposta e non guardate veramente in faccia nessuno. Iniziate dai vostri manager sanitari: quelli che siete voi a nominare perché amici dei vostri amici o dei vostri partiti. Se hanno colpe, se non sono in grado, prendeteli una buona volta a calci in culo e sostituiteli con qualcuno di valore, non di bandiera.
Se non volete veramente fare finta di nulla, fate controllare a sorpresa dagli ispettori i reparti di certe strutture. E non stupitevi se dovessero saltare fuori infiltrazioni di acqua, gatti randagi tra le strumentazioni sanitarie, zanzare e muffa in sala operatoria. Tutti sanno dentro le strutture ospedaliere, ma in tanti hanno paura di denunciare perché i baroni della Sanità sono ancora forti nella Terra del Gattopardo. Una terra generosa e sprecona solo con pochi, ma assassina dei figli di nessuno.