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sparatoria in tangenziale

La notte di Catania è come un set dei peggiori film. Ha il sapore amaro della Napoli violenta di Umberto Lenzi, ma non disdegna eccessi e brutalità alla Romanzo criminale.

Se non ci credete fatevi raccontare i dettagli dell’assalto armato che si è consumato in modo tragico la notte scorsa in tangenziale. Quattro giovani armati irrompono, pistola alla mano, in una tabaccheria all’interno di una stazione di servizio ma vengono intercettati dalla polizia. Volano pallottole. Uno dei banditi, poco più che ragazzo, muore; un minorenne viene ferito alla testa; il terzo complice finisce in manette ed è ancora caccia aperta al quarto, fuggito dopo aver abbandonato un’auto rubata. Probabilmente le pistole dei banditi erano giocattolo - su questo e altri particolari penserà la magistratura a fare luce -, ma chi decide di correre un rischio del genere sa anche come può andare a finire.

In casi come questi, il finale è comunque pessimo e la colpa è indirettamente un po’ di tutti. Perché, se i criminali con le pistole sono poco più che bambini vuol dire che la società ha fallito nel suo compito di educare: gli ideali criminali e mafiosi stravincono nelle periferie sempre più sole ed emarginate. Possiamo anche girarci dall’altra parte, ma il problema resta. Così come l’odore forte del sangue, che è il simbolo della nostra sconfitta.