Stavo quasi per demoralizzarmi nel pensare ai tanti crucci che affliggono la mia Sicilia, quando ho capito che forse non siamo solo noi a stare messi male.
Stazione centrale di Napoli, ore 20. La processione inizia prima ancora che si aprano le porte. Il treno intercity diretto a Roma Termini diventa un mercato abusivo in grande stile. I cinque controllori – presenti quasi in modo assillante fino a pochi minuti prima – si eclissano e lasciano spazio nell’ordine a: venditori aggressivi di calze e mutande; questuanti che si spacciano per malati terminali, donne incinte che inscenano le proprie finte disgrazie. Nel lungo elenco dei protagonisti dell’assurdo ci sono persino dei giovani ben vestiti che chiedono sigarette e merce venduta pochi istanti prima. Non so perché ci si debba infangare con scene simili; ciò che appare scontato è che l’immagine di una tra le più belle città d’Italia viene insozzata con un pessimo bigliettino da visita.
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I venditori-estorsori iniziano con toni pacati, ma subito dopo si accaniscono con le prede che reputano più indifese: aggrediscono verbalmente chi non mette mano al portafogli e poi sbattono la porta degli scompartimenti come se fosse un loro diritto raggranellare ciò che altri guadagnano in ore e ore di fatica. Vedi Napoli e poi muori, recita una famosa citazione. Ma Napoli muore ogni giorno, sotto il peso di piccole e grandi camorre.
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