Potrebbe essere benissimo una scena dell’ennesimo film natalizio, nel quale il mafioso di turno fa i capricci per un motivo futile, e invece la storia raccontata da Lirio Abbate nel numero de l’Espresso oggi in edicola è tutt’altro che inventata, così come il protagonista.
In una Terra (la Sicilia) nella quale la mafia ha sempre preteso i posti migliori nelle istituzioni - dapprima comprando le campagne elettorali per conto terzi e poi forgiando i propri rampolli nelle università per destinarli agli scranni del potere – fingiamo di stupirci se la Commissione regionale antimafia ratifica che alcuni eletti al consiglio comunale di Catania avrebbero parentele dirette con soggetti mafiosi.
Millecentosettanta sostenitori, qualcuno in più, qualcuno in meno. Come è accaduto qualche mese fa per Totò Riina, non poteva mancare su Facebook un gruppo (a dire il vero sono diversi) a sostegno del capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.