Millecentosettanta sostenitori, qualcuno in più, qualcuno in meno. Come è accaduto qualche mese fa per Totò Riina, non poteva mancare su Facebook un gruppo (a dire il vero sono diversi) a sostegno del capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.
A sollevare il caso è stato ieri pomeriggio Pino Maniaci, direttore di Telejato, che sempre su facebook ha commentato con sdegno il seguito della pagina intitolata al capomafia, con tanto di persone che si offrono di dare ospitalità al boss durante la sua latitanza. Sulla piazza virtuale di internet si è già aperto un dibattito: chi condanna il gesto; chi minaccia di segnalare la pagina alla polizia postale; chi riduce il fenomeno a una trovata di qualche buontempone in cerca di notorietà. Al di là delle singole valutazioni, ritengo che oltre mille fan siano un numero esagerato.
E’ il fascino del male, liquiderà qualche psicologo improvvisato del web. Ma in questo caso non stiamo parlando dei protagonisti delle serie tv, di attori che interpretano Vallanzasca o il Dandi di Romanzo Criminale. Qui parliamo di simboli negativi della mafia vera: Messina Denaro avrebbe dovuto uccidere Falcone a Roma. Messina Denaro appoggiò la strategia della tensione con le bombe a Firenze, Milano e Roma. Messina Denaro fu tra le menti del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, squagliato nell’acido per colpire suo padre, pentito di mafia. E’ a questo che alzate il pollice quando mettete “mi piace” alla pagina del capo di Cosa Nostra. Che diventa, a questo punto, anche cosa vostra.