In questo lungo anno, il terzo da quando ho l’onore di dirigere questa radio, abbiamo raccontato tanto. Vi abbiamo parlato di cronaca, di politica, vi abbiamo raccontato fatti e misfatti e abbiamo scontentato certamente qualcuno. Ce ne faremo una ragione.
In particolare, grazie all’editoriale, ho potuto esprimere – mettendoci la voce – il mio parere senza filtri e senza condizionamenti. Roba rara, e credetemi perché faccio questo lavoro dai tempi della lira. Ma non parliamo di me, parliamo di noi. Col 2018 alle porte siamo pieni di aspettative. Ci aspettiamo molto dalla politica, soprattutto quella regionale. Ci aspettiamo che il Governo Musumeci dia slancio alla Sicilia e ai siciliani ma non agli stipendi stellari dei burocrati; ci aspettiamo che vengano valorizzati i giovani con un lavoro e un salario dignitoso e che la lotta alla fuga dei cervelli non sia solo uno slogan da riciclare in campagna elettorale come le sciarpe a Natale.
Ci aspettiamo che si smetta di strumentalizzare la parola antimafia e si cominci a praticare la legalità, senza pretendere che arrivino le medaglie. Mi aspetto, ma più che altro lo spero, che chi possiede potere e cultura non sfrutti l’ignoranza e la fame. Mi guardo allo specchio e mi accorgo che c’è tanto da fare. E allora vi auguro un 2018 in cui costruire qualcosa. Magari costruiamolo insieme. Ci vediamo l’anno prossimo.
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