Quattrocento editoriali sono un numero da ricordare. Su queste frequenze ho parlato un po’ di tutto: di fatti terribili e belle notizie, di curiosità e di cronaca. Ho raccolto testimonianze, racconti, sfoghi, critiche anche aspre.
Sono ancora qui, per il terzo anno, ad augurarvi buon Natale. Il 2016 è stato un anno particolare per l’Italia. È cambiato un governo a cui il panettone è andato di traverso prima ancora di mangiarlo; gli elettori hanno capito che è importante andare a votare ai referendum; le fazioni politiche hanno continuato a gridare contro gli avversari, che poi sono quasi tutti amici. In Sicilia Rosario Crocetta tiene duro, così come le maggioranze elastiche che lo tengono in sella: un po’ per portare avanti il mandato, un po’ per preservare gli stipendi. Le infrastrutture sicule sono più o meno allo stesso punto di dieci anni fa: probabilmente perché sono le stesse, solo più vecchie e più pericolose.
Di buoni propositi per l’anno nuovo, insomma, ce ne sarebbero parecchi. Ma noi siciliani siamo troppo pigri per cambiare e preferiamo non tagliare mai il traguardo del progresso. In fondo, come scrisse Gesualdo Bufalino, “I vincitori non sanno quello che perdono”.
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