Provate a concentrarvi per un attimo sullo stato delle strade siciliane per constatare che riflettono esattamente il clima politico, economico, sociale del nostro contesto. Mi è capitato di riflettere su questo aspetto appena ieri, quando un temporale – nemmeno troppo violento, a dire il vero – ha trasformato strade e autostrade in un colabrodo.
Non so se è un gene che ci portiamo addosso, ma quando arrivi in Sicilia – inspiegabilmente – al primo accenno di pioggia l’asfalto diventa una ciofeca; in autostrada se superi gli 80km/h puoi dire le preghiere sperimentando il brivido dell’aquaplaning, e i tuoi ammortizzatori ti salutano ancora prima di conoscerti. Menomale che da noi non c’è il clima di Trieste o di Cuneo, verrebbe da dire.
Ma a ben pensare almeno siamo coerenti: la manutenzione stradale rispecchia la nostra credibilità in tutti gli altri campi. Le stesse “crepe” - ultimamente meno invisibili - ci sono nella sanità sprecona e politicamente inefficiente (tralascio gli esempi specifici, a tutti noti); ci sono nella pubblica amministrazione cristallizzata all’epoca dei dinosauri; ci sono nella politica furbissima dei voltagabbana sorridenti arruffapopolo. E dunque non stupiamoci se siamo con l’acqua alla gola: una parte di colpa ce l’ha anche il popolo, che piange e fotte.