Riconosci il periodo delle elezioni dall’odore dolciastro che aleggia attorno ai candidati, ai loro sorrisoni smaglianti e alle pagine social piene di progetti e promesse roboanti.
È il gioco della politica: c’è quella meschina, quella rivoluzionaria e pure quella immutabile dei favori da restituire a tempo debito. Personalmente sono sempre rimasto decisamente fuori da certi ‘giochi’, un po’ per scelta, un po’ per caso. In Sicilia in molti la pensano diversamente, e probabilmente a causa di questa propensione al lecchinaggio, nella speranza del posto fisso o di chissaché, oggi non ce la passiamo proprio benissimo. Ciò che fa più sorridere è che conosciamo la storia e l’attendibilità di certi personaggi ma fingiamo di non accorgerci che la “sostanza” è la stessa anche quando cambiano le casacche.
In fin dei conti il problema non è di chi si candida ma di chi lo vota. Come non è colpa degli stilisti per i certi abiti orrendi, ma di chi li compra. E nessuno si lamenti, poi, della pessima figura.