Vi auguro di non assistere mai alla straziante telefonata di una donna che ha perso da poco il marito: suicida, con un colpo di pistola alla testa, dopo che una sentenza ha distrutto tutte le sue certezze. Dopo che il dipendente comunale che aveva denunciato nel lontano 1993, e che era stato condannato in primo e secondo grado per concussione, si è visto prima accogliere un ricorso in Cassazione e poi assolvere definitivamente da una corte di Appello.
L’ennesima tegola giudiziaria sul gruppo imprenditoriale che fa capo alla Tecnis, come all’Artemis e alla Cogip, sembra volerci insegnare che in Sicilia (almeno seguendo la tesi della Procura) non si muove assolutamente nulla senza coperture mafiose ad alti livelli.
Non è proprio un buon momento per il presidente della Regione Siciliana, accerchiato a destra e sinistra, contestato in alcuni casi, ma pur sempre saldamente aggrappato alla sua poltrona. Tanto da ipotizzare, notizia di pochi giorni fa, una sua ricandidatura alle prossime elezioni dopo una nuova presunta ‘pace’ siglata con il premier Renzi.