Non sputerò mai dentro il piatto dal quale ho mangiato, ma penso che l’inchiesta sulla morte del piccolo Loris Stival stia assumendo dei risvolti mediatici esasperati, tanto che i telespettatori oramai sono così abituati ai colpi di scena da stupirsi se un giorno – anche solo uno – in quel di Santa Croce Camerina non succede nulla.
Se Veronica Panarello non se ne esce con una nuova versione; se non spunta un nuovo amante; se non si affaccia all’orizzonte un nuovo super testimone. I giornalisti fanno i giornalisti, sia chiaro, e hanno il diritto e il dovere di raccontare i particolari di cui vengono a conoscenza, ma in questa bruttissima pagina di cronaca nera ormai emerge più il gossip che la melma alla base di un delitto assurdo e atroce.
Non credo che tutto questo circo mediatico giovi al sereno svolgimento delle indagini e ho il sospetto che qualcuno stia tentando di costruire una carriera sul sangue di un innocente e su un degrado sociale senza pari. Magari mi sbaglierò, e ne sarei più che felice. Perché altrimenti dovrei pensare che il piccolo Loris sia stato ucciso un’altra volta.