E’ inutile che ci lamentiamo se la stima nei confronti dei dipendenti della pubblica amministrazione è ai minimi storici.
Appena due giorni fa, in concomitanza con l’ennesimo scandalo che ha coinvolto stavolta 60 impiegati del Comune di Acireale, mi sono trovato mio malgrado ad assistere alla lunga discussione (avvenuta in un bar) tra due signore che criticavano senza mezzi termini i ‘fannulloni’ del cartellino facile; quelli che denigrano un’intera categoria, e giù con gli insulti. Quindici minuti densi di accuse e veleni, salvo poi ridacchiare (con la complicità propria di chi la sa lunga) che sarebbe stato meglio rimandare alla prossima pausa il proseguo della conversazione, dal momento che entrambe in quel preciso istaante avrebbero dovuto trovarsi a lavoro. Sembra paradossale ma non lo è: l’inchiesta di Acireale è la cartolina di un malcostume diffuso.
Quando vieni beccato, anche se hai fatto quello che faccio io da una vita, diventi il capro espiatorio. Almeno fino al prossimo scandalo.