La furia scende in strada con il pretesto del calcio, delle squadre e del credo sportivo. Ma in realtà negli scontri tra ‘ultrà’ (domenica scorsa l’ultima vergogna a Palermo) c’è solo voglia di combattere una guerra contro qualcuno, utilizzando le nostre strade, distogliendo i nostri poliziotti da compiti più importanti e rischiando di ferire gente che non ha nulla a che fare con i tafferugli partoriti dai peggiori esemplari della nostra società.
Arrivo tardi nel dibattito infuocato sull’intervista di Bruno Vespa al figlio del boss Totò Riina, ma solo perché prima ho voluto assistere allo spettacolo dell’indignazione, quella autentica e quella telecomandata. L’intervista al figlio di un boss l’avrebbe qualunque giornalista, inutile prenderci per i fondelli.
Non è uno scherzo del primo di aprile. C’è un soggetto malato che gira per le strade di Catania, ribattezzato dalla stampa con il soprannome di “maniaco dei piedi”: avvicina le ragazze, molto spesso nei pressi delle sedi universitarie, e si spaccia talvolta per medico, altre per studente, altre ancora per rappresentante di prodotti ortopedici.