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neonati morti

Sono tutti pronti (medici e politici) ad esprimere vicinanza alle famiglie, ma altrettanto lesti a scrollarsi di dosso – almeno a parole – la responsabilità per la morte di piccole vittime innocenti.

Credevamo che l’odissea di Nicole – la neonata stroncata due settimane fa in ambulanza nel tentativo di raggiungere l’ospedale di Ragusa dopo il rifiuto delle strutture catanesi – fosse un esempio isolato; una parentesi dolorosissima da cui trarre insegnamento. Ci sbagliavamo: ci sono anche tante ombre che aleggiano dietro il calvario di Mattia, nato prematuro, morto pochi giorni fa per un'acidosi metabolica dopo un viaggio della speranza tra gli ospedali di Bronte, Siracusa e Messina. Il piccolo, secondo la denuncia presentata dall’avvocato dei familiari, sarebbe stato oltretutto martoriato da uno strumento medico utilizzato per la respirazione dei neonati, che avrebbe causato la rottura dell’osso che divide le due narici.

Fuori dai tecnicismi resta evidente un dato inconfutabile: in Sicilia non è stato attuato un piano di emergenza neonatale voluto, votato e varato nel non lontano 2012. Un piano mai reso operativo, che avrebbe dovuto garantire sia a Nicole che a Mattia un posto in terapia d’urgenza. Ovviamente i Ponzio Pilato delle caste sicule continuano a lavarsene le mani. Ma adesso l’acqua è veramente troppo torbida per continuare a far finta di nulla.