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Camillo Greco contro l'ordine degli avvocati

In Italia, tanto tempo fa, una Carta ormai parzialmente in disuso chiamata Costituzione sanciva che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Lo sono i poveri come i ricchi. A difendere questi diritti ci dovrebbero essere in prima fila dei prìncipi vestiti con una toga nera chiamati avvocati. Ma cosa succede se sono loro - o meglio, gli aspiranti avvocati - a subire una forma di paradossale discriminazione?

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Già, perché a Catania sembra proprio che non si possa più diventare avvocati senza prima frequentare un corso di formazione del costo di circa 1000 euro (senza alcuna distinzione tra le fasce di reddito), organizzato da una fondazione che fa capo proprio al consiglio dell’Ordine. Solo questo? Sembra di no, perché a sentire Camillo Greco, un giovane praticante catanese che da mesi lotta a muso duro contro il consiglio forense, ci sarebbero anche altre stranezze. Una tra tante: la decisione di imporre il corso a pagamento a tutti i praticanti, ancor prima che sia effettivamente obbligatorio.

Lo sfogo di Camillo, se volete, potete ascoltarlo nel box qui sopra, ma quello che più mi ha colpito dalla chiacchierata con l'aspirante avvocato è apprendere che per questioni di imbarazzo, seppur cordialmente, è stato messo alla porta dal suo vecchio “mastro”. Fortunatamente adesso prosegue il suo percorso in un altro studio legale, ma resta l’amarezza. Perché il messaggio che passa da tutta questa storia è che se un giovane “signor nessuno” rompe gli equilibri (quali che siano) diventa un peso di cui disfarsi.