Mi chiedo che genere di valori possa insegnare una coppia di aspiranti genitori disposta a pagare 30mila euro per comprarsi un figlio al mercato nero da schiavisti senza scrupoli.
Di certo non quelli dell’onestà e della giustizia, e neppure il rispetto umano. Egoismo invece in questa storia ce n’è tanto, probabilmente mascherato dalla scusa di aver tentato di strappare un bambino di 8 anni dalle grinfie degli aguzzini che ne detenevano la proprietà. Ma può una persona, nel 21esimo secolo, essere considerata alla stregua di un oggetto? Possiamo, nell’epoca in cui le atrocità dei terroristi dell’Isis ci suscitano tanto sdegno, accettare che si possa vendere e comprare la paternità o la maternità nella civilissima Italia? A quanto pare si, e molto più vicino di quanto non si possa pensare.
Grazie all’intervento dei carabinieri la notte scorsa è stato impedito uno scempio. Una coppia di messinesi era pronta allo scambio: soldi in contanti in cambio di una giovane vita già martoriata e strappata al suo mondo. Dietro la compravendita, un sodalizio di criminali rumeni e siciliani: trafficanti di uomini al pari di quelli che scaraventano in mare morti viventi dalla Libia o dall’Egitto. Ma in questo caso c’è un’aggravante che disgusta: il mercato dei bambini segue le leggi dell’economia, è alimentato dalla ‘domanda’, dalla richiesta di pseudo genitori frettolosi ed egoisti. I soldi che sborsano foraggiano i criminali, ma loro fanno finta di non pensarci: sognano la famiglia del Mulino Bianco nascondendo la polvere sotto il tappeto. Ed è per questo che forse, più che un figlio, dovrebbero comprarsi una dignità.