Parliamoci chiaro: per qualcuno, a Catania, la legge è un reato. Sembra paradossale ma è così. Se non fosse così non sarebbe nemmeno concepibile pensare che un vigile urbano possa essere preso a colpi di spranga in testa solo perché ha cercato di far rispettare le regole.
Avevo poco più di ventidue anni la prima volta che una persona, nella fattispecie un magistrato, mi parlò di “geometrie variabili” per definire l’approccio dello Stato con la mafia.
Probabilmente, dalle parti del palazzo di cemento di Librino (per chi non è catanese, stiamo parlando di un polo importante di spaccio di droga e altri brutti affari) qualcuno non sarà di buon umore; qualcun altro starà facendo i bagagli o chiedendo “ospitalità” ad amici influenti.