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terrorismo

Non ci illudiamo di essere al sicuro dalle follie sanguinarie dei terroristi, solo perché in Italia nessuno osa manifestare la propria libertà di pensiero con la stessa irriverenza del settimanale satirico francese Charlie Hebdo.

La strage di ieri ha un preciso e inquietante significato: noi siamo qui, siamo in mezzo a voi, parliamo la vostra lingua e possiamo colpirvi quando meno ve lo aspettate. Purtroppo, la missione di morte messa a segno ieri a Parigi da tre estremisti non è stato possibile evitarla, e adesso bisognerà fronteggiarne i postumi, senza dimenticare il pericolo “emulazione”. A meno di 24 ore dal massacro di giornalisti, Parigi ripiomba nel terrore: un folle armato di fucile da guerra ha sparato contro due agenti intervenuti sulla scena di un incidente nella zona sud della città. Bilancio: una vigilessa morta e un ferito grave.

Adesso che gli aeroporti sono in allerta massima, che i servizi segreti del mondo sono concentrati in Europa, che ci sentiamo indifesi e sotto attacco; loro credono di aver vinto. No, non è solo una questione militare. Loro sperano di imbavagliare con la paura ogni forma di democrazia. Per dargliela vinta basta smettere di pubblicare vignette satiriche, smussare gli spigoli della critica; sottomettersi a chi vuole scatenare guerre sante in casa d’altri. La Francia non sta cedendo al ricatto del terrore. Speriamo che non sia la sola ad alzare il dito medio agli assassini di idee.