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Centocinquanta milioni di euro. Il suono di una cifra praticamente immensa, se parametrata alle disponibilità di noi comuni mortali, ci fa capire quanto vasto e potente sia (o sia stato) l’impero di Mario Ciancio Sanfilippo, finito pesantemente sotto la lente della Direzione Distrettuale antimafia di Catania.

Al punto di subire un sequestro stellare; al punto di perdere (almeno per ora) le redini del suo impero mediatico; del suo giornale; di una televisione; di decine di altre società. E’ la fine di uno dei “Vicerè” di Catania, hanno già sentenziato in molti. Tanti altri – soprattutto alcuni tra gli “epurati” dalle aziende editoriali della galassia Ciancio – avranno sorriso, ringraziando il karma. Ma piuttosto che pensare al concetto di giustizia cosmica, mi augurerei che venisse fatta quella terrena. Giustizia, non vendetta. E in fretta.

Perché se Ciancio ha delle colpe è giusto che vengano appurate da un tribunale e in tempi celeri. È giusto che paghi se ha favorito la mafia, se ha lucrato, se ha usato i suoi giornali per fini deplorevoli. Ma non lo decideremo noi su twitter o su facebook. Tutto il resto è chiacchiericcio da bar, veleno, vendetta. E, se fate i giustizieri, queste doti non fanno per voi…



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Gli uomini che odiano le donne agiscono nell’ombra. Sono l’involuzione di una specie che invece di proteggersi e rispettarsi si prevarica e si violenta; si uccide per vendetta, per gelosia, per insoddisfazione.

Laura Petrolito, ammazzata con 16 coltellate dal suo compagno reo confesso a Canicattini Bagni, nel Siracusano, è l’ultima della lista in ordine cronologico: ci sono tante altre vittime prima di lei in una Sicilia che manifesta con le targhe e le panchine rosse davanti i tribunali ma a volte guarda dall’altra parte, altre volte sottovaluta, certe altre ritira la denuncia. Quando denuncia.

C’è tanta strada da fare nella lotta alla violenza di genere, a cominciare da quel 78% di donne che, stando ai dati più o meno recenti dell’associazione SOS stalking, non presentano querela contro i propri aguzzini perché sfiduciate nei confronti delle Autorità. E così, costringendosi a ignorare il pericolo, ci si convive; si rischia. Troppo spesso, si muore.



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Se non fosse stata rilanciata da una testata giornalistica autorevole come l’Ansa, sarebbe certamente risultata difficile da credere la notizia che narra di autentici assalti a un CAF palermitano da parte di cittadini italiani e migranti convinti che il successo elettorale del Movimento 5 Stelle alle recenti elezioni facesse scattare automaticamente il reddito di cittadinanza.

In tantissimi si sarebbero presentati nei giorni scorsi allo sportello del patronato per chiedere il modulo di adesione, forse convinti da un falso che sta circolando sul web. Di riflessioni in merito alla questione se ne potrebbero fare molte; potremmo persino interrogarci sul grado di leggerezza di certa gente.

Ma forse è meglio soprassedere. In fondo il miraggio di un “reddito”, parola sconosciuta a una larga fetta di siciliani, può anche far perdere la testa.



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