Prestazioni sessuali travestite da “massaggi rilassanti”. La cronaca ci porta a Giarre, in provincia di Catania, dove un centro benessere gestito da cinesi è stato sequestrato dai carabinieri, che hanno interrotto una 23enne proprio mentre stava per guadagnare un extrabonus da 50euro col cliente di turno.
Sgombriamo il campo da ipocrisie bigotte: i centri massaggi, che celano altri tipi di “benessere” rispetto al sollievo della cervicale, sono ovunque. E non servono mica approfondite indagini degli investigatori per capire che il business del sesso è dietro l’angolo. E’ un mercato che non risentirà mai della crisi; un mercato che andrebbe legalizzato abolendo la legge Merlin; che potrebbe far fruttare allo Stato milioni di euro in tasse e che potrebbe essere riformato in modo da garantire la prevenzione da pericolose malattie.
Invece fingiamo da decenni di non vedere che ad ogni angolo si battono i marciapiedi disturbando la povera gente costretta a subire gli schiamazzi di chi si concede in strada o negli androni; che si cercano escamotage per lucrare sulle marchette (leggasi centri massaggi); che si alimentano gli schiavisti del sesso. Ma i moralismi vincono su tutto. Il messaggio sembra essere: fate quello che volete, ma fatelo di nascosto: tanto ne colpiremo uno su 1000. E lo faremo in “pompa magna”.
La mafia è tutta intorno a te; non controlla (almeno per quel che ne sappiamo) il noto operatore telefonico che ha ideato lo slogan, ma ha messo le grinfie su tutto il resto: trasporti, edilizia, carni, grande distribuzione. La notizia di 24 ordinanze di arresto per associazione mafiosa - eseguite all’alba dai carabinieri contro Cosa Nostra catanese - non ci stupisce, ma ci fa riflettere. Ci riporta alla realtà.
Violenza a Catania, atto III. L’aggressore ha il volto della persona rispettabile: veste elegante e ha un gancio micidiale. Lo ha sperimentato sulla sua faccia, ma sarebbe stato meglio di no, il sindaco Enzo Bianco, che si è ritrovato sul set di Fight Club una mattina qualsiasi di un giorno qualsiasi nel centralissimo Corso delle Province.
Non si sa ancora cosa abbia determinato l’ira funesta dell’aggressore incravattato; sta di fatto però che l’uomo è stato prontamente arrestato. Magari si convertirà sulla via di Piazza Lanza e chiederà scusa al sindaco, intraprendendo un percorso di fede.
Ma al di là della facile ironia l’angoscia cresce. Quando parliamo di “deriva” di violenza, questo è l’ennesimo caso concreto. Concreto, forse eclatante, ma non meno importante delle decine di aggressioni subite in queste settimane da comuni mortali senza pedigree politico e istituzionale. I “pinco pallino” di una città allo sbando che chiedono da tempo maggiore sicurezza in città; che chiedono risposte e hanno paura. La stessa che il sindaco di Catania ha sperimentato oggi, mettendoci la faccia.
Twitter: @aspitaleri