Malattia e sofferenza si tramutano sempre più spesso in un circo mediatico. Come si chiama il medico siciliano contagiato dal virus ebola mentre era in missione in Sierra Leone? Cosa ne pensa la moglie? Che ricordo ne ha il vicino di casa o il collega di lavoro? Tutto è ridotto a un grande Truman show; a un reality spregiudicato che non tiene conto minimamente dei gravi e veri problemi che vivono le persone.
Per colpa di chi, direbbe Zucchero. Per colpa di tutti. Dei giornalisti che puntano solo allo scoop morboso, e dei lettori che chiedono, comprano e seguono questo tipo di notizie. Un circolo vizioso, insomma, sulla pelle del malcapitato di turno.
Un tiro al bersaglio senza ritegno, irrispettoso, farcito spesso e volentieri da pillole di allarmismo esasperato. Basterebbe snocciolare due dati statistici per capire che l’ebola fa meno morti dell’alcool e delle sigarette; ed è una epidemia circoscritta e monitorata. Il virus della morbosità, quello si che è difficile da estirpare.
Twitter: @aspitaleri