"AAA cercasi (cerca sì) /
Storie dal gran finale /
Sperasi (spera sì)
Comunque vada panta rei /
And singing in the rain. /
Lezioni di Nirvana
C'è il Buddha in fila indiana /
Per tutti un'ora d'aria, di gloria. /
La folla grida un mantra
L'evoluzione inciampa /
La scimmia nuda balla /
Occidentali's Karma."
"Quante volte ho rovesciato la clessidra
Questo tempo non è sabbia ma è la vita che passa che passa.
Che sia benedetta / Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta
Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta /
Tenersela stretta"
"E la fatica che hai dovuto fare /
Da un libro di odio ad insegnarmi l'amore
Hai smesso di sognare per farmi sognare /
Le tue parole sono adesso una canzone
Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai /
E ricorda che l'amore non colpisce in faccia mai
Figlio mio ricorda /
L'uomo che tu diventerai /
Non sarà mai più grande dell'amore che dai"
Due poesie con aggiunta di musica e un accostamento di parole messe insieme forzatamente alla ricerca della rima in cui trovare un significato è possibile, ma davvero faticoso. Questo è stato il podio di Sanremo 2017. Non ha sicuramente vinto la "canzone italiana", non ha vinto l'arte, non ha vinto la qualità. Cosa e chi ha vinto allora? Ha vinto la "canzone da sotto la doccia", ha vinto il "tormentone", ha vinto un genio. Sì, Gabbani è un genio. Un tizio che, alla pari di un Rovazzi, ha capito cosa vuole la gente e ne trae vantaggio. E' una sconfitta per noi radiofonici e amanti della musica italiana, una mancanza di rispetto per chi ha potuto solo guardare dal basso il gradino più alto del podio.
E' come se ad un concorso di pittura in cui vi partecipano Picasso e Dalì, vincesse un fotografo. Come se ad una gara gastronomica di importanza nazionale, Cracco e Barbieri venissero sorpassati da una blogger.
In realtà ci meritiamo questo, siamo tutte delle scimmie nude che inciampano nell'evoluzione rimanendo inermi a terra a ballare tormentoni dal dubbio valore storico.
A proposito di blogger, devo davvero esprimere il mio giudizio sulla giuria di qualità? No, sarebbe banale. Mi piacerebbe solamente sottolineare che la colpa non è mai di chi riveste un ruolo, ma del "sarto che dona quella veste".
Fiorella Mannoia, un colosso, un'artista dal carisma unico. Al secondo verso della sua esibizione aveva già "doppiato" tutti gli altri sfidanti. Un perfetto sposalizio tra testo e musica, un'interpretazione magistrale e un significato da far venire i brividi. Ermal Meta, un ragazzo che in punta di piedi raccoglie consensi larghissimi grazie alla sua immensa bravura. Un testo che ti cattura, limpido ed emozionante, una melodia piacevole che si arricchisce di significato con la voce di Ermal, perfettamente intonata e coinvolgente.
Le coppie non sono state capite perchè probabilmente troppo giovani e poco incisive, ma radiofonicamente Raige, Luzi, Nesli, Paba verranno inseriti in palinsesto con grande piacere da parte del pubblico, lo stesso succederà a Michele Bravi, Sergio Sylvestre (a nostro parere meritava il podio), Paola Turci, Gigi D'Alessio e Giusy Ferreri. Un nostro personale applauso anche a Zarrillo e Albano per queste splendide creature musicali che hanno donato a tutti noi.
In fin dei conti è stato un Sanremo troppo bello: conduzione fantastica, canzoni bellissime, nuove proposte talentuose, scenografia ben realizzata, ospiti piacevoli. Per la legge dei grandi numeri un neo doveva necessariamente esserci. Che posso dire di più? Comunque vada panta rei, and singing in the rain. Olè