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L’unico modo di ‘piegare’ i santi ai boss sanguinari è quello di portare le loro statue e le processioni davanti alle case dei padrini. Un esercizio di ‘potere’ tanto caro ai mafiosi, quanto insensato sotto il profilo spirituale.

Ma del resto si sa che la mafia vive di simboli e poco di sostanza. Ecco dunque che la storia si ripete: qualche giorno fa è toccato alla processione di san Giovanni Evangelista di fermarsi davanti alla finestra di casa Riina, a Corleone. La moglie del boss, Ninetta Bagarella, si sarebbe affacciata orgogliosa e sorridente (qualcuno dice di no), godendosi la sosta insieme alle sorelle. Molto probabilmente non ricapiterà più una scena simile a Corleone, vuoi per l’inchiesta aperta dalla procura, vuoi perché il vescovo di Monreale non ha gradito per nulla l’episodio.

L’amaro in bocca però resta, e non solo per il fatto che la sosta davanti casa del capo dei capi poteva essere prevista e scongiurata in tempo. Quello che dà più fastidio è la difesa da parte di qualche politico nei confronti dei portatori del fercolo. Devoti che, usando testuali parole, non ci avrebbero pensato. Perché un po’ come la mafia, casa Riina, a Corleone, non la conosce nessuno.



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