Ognuno può farsi una propria idea sulle unioni civili da poche ore divenute legge in una terra oggettivamente arretrata e un po’ paracula. La mia è che abbiamo atteso troppo tempo prima di offrire uno strumento legislativo che garantisse dei diritti concreti a due persone che si amano indipendentemente dal proprio sesso.
E pensare che noi italiani, sempre pronti a tirare in ballo l’Europa con invidia per il suo avanguardismo, sul tema dei diritti civili abbiamo per anni fatto finta di non sentire, anche davanti alla pesante sentenza della Corte di Strasburgo e con i variegati tentativi di una parte delle forze parlamentari di boicottare (più o meno strumentalmente) una riforma che andava fatta. Conosco tante persone che aspettavano questo momento, e a loro auguro di vivere una vita serena.
Di sentirsi un po’ meno diversi in un’Italia che divide con la scusa di difendere, come se i diritti omosessuali rappresentassero un pericolo per le famiglie tradizionali. Il pericolo casomai è il preconcetto che si trasforma in demagogia. E io, se fossi nella massa, starei più attento a riconoscere quanti tra gli strenui difensori della ‘famiglia di una volta’, di famiglie ne hanno alle spalle due o tre. Che tanto, per loro, sbagliare è umano.