Un sindaco che fa il suo mestiere, Angelo Cambiano, prova a far rispettare la legge a Licata, Comune agrigentino che storicamente è andato a braccetto con l’abusivismo edilizio. Aveva promesso le demolizioni, siglando persino un accordo con la Procura, e sta cercando di mantenere la parola data.
Come era prevedibile, qualcuno gli ha dato un segnale preciso appiccando il fuoco alla casa del padre, come a volergli dire: “occhio per occhio, dente per dente”. Alla mentalità mafiosa siamo ormai abituati, ciò che risulta difficile da digerire è la doppia faccia di chi pretende giustizia, rispetto e ordine, ma solo quando non vengono toccati i propri interessi. La solidarietà al sindaco dovrebbe partire dalla collettività e non solo dal mondo politico e istituzionale.
Ma il cittadino medio guarda al proprio orticello: alla casa a 50 metri dal mare che è fuori legge ma ormai è lì; al fastidio di doverla sgomberare; al disagio di dover trovare un altro posto per la villeggiatura estiva. L’interesse del singolo, insomma, mette in secondo piano il principio della legalità. Perché noi siciliani, è vero, amiamo parlare di legalità e giustizia, ma solo quando è in discussione l’ecomostro della porta accanto.
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