L’accusa o, per meglio dire, la ‘scusa’ che ha ispirato la richiesta di dimissioni da parte della Curia siracusana per don Palmiro Prisutto, parroco simbolo di Augusta nella lotta all’inquinamento industriale, sarebbe che si occupa troppo poco delle sette confraternite cittadine.
In compenso però il prete si occupa moltissimo dei cittadini e dei loro problemi: dei tassi di tumore che salgono all’impazzata in uno dei tre comuni del ‘triangolo della morte’ a causa dei veleni del petrolchimico siracusano che hanno massacrato un territorio stupendo. I cittadini chiaramente non ci stanno, e per questo sono scesi in piazza a centinaia per dimostrare la loro vicinanza al sacerdote, che al momento non sembra intenzionato a dimettersi.
Certo è che qualcosa non quadra: un uomo coraggioso denuncia poteri economici fortissimi, lancia appelli ai Presidenti della Repubblica e ai primi ministri, legge ogni mese in chiesa gli 800 nomi delle vittime di tumore, e la Curia di Siracusa gli chiede un passo indietro per un motivo apparentemente superficiale. Se solo il vescovo rispondesse a chi chiede una spiegazione potremmo quantomeno farci un’idea. E scacciare quel fastidioso sospetto che certi silenzi ne coprano altri.