Non so a voi, ma leggere i resoconti dell’indagine che ha fatto luce sulle atroci violenze compiute contro alcuni minori disabili in un centro accoglienza di Licata, nell’Agrigentino, mi ha fatto pensare all’assurdità del male e a quanto sia profonda la miseria umana.
Non entro nello specifico delle sevizie e dei soprusi: basta scandagliare i mille siti web che parlano del caso, per conoscere tutto fino ai minimi particolari. Quello che proprio non riesco a comprendere è il motivo: la scintilla che innesca nella mente di più persone l’istinto malsano e animalesco di procurare ancora più dolore a chi già soffre, ma soprattutto a chi non può difendersi.
Non sappiamo di preciso quando sia iniziato questo inferno: si sa solo che alcune maestre a un certo punto si sono insospettite, hanno scattato foto, filmato di nascosto gli sfoghi, le ferite e i racconti dei piccoli disabili. Prigionieri nella struttura che avrebbe dovuto proteggerli; una struttura finanziata con soldi pubblici e gestita, così dicono le carte della Procura, come un lager nazista.