Dai cento passi ai cento anni del boss: l’indole mafiosa di Cinisi, nel Palermitano, è longeva al pari del ‘padrino’ di Cosa Nostra Procopio Di Maggio, che per festeggiare il secolo di vita non ha lesinato quanto a spese e sfarzi.
Ma tutto sommato, se si fosse limitato alla festa, non avrebbe certo suscitato l’ira di nessuno. Gli animi si sono accesi, soprattutto nel palazzo del Comune, quando Di Maggio per celebrare se stesso e per la gioia degli invitati (alcuni arrivati apposta dagli Stati Uniti) ha fatto sparare i fuochi d’artificio per ben sei minuti. Il sindaco, Giangiacomo Palazzolo, si è precipitato a chiarire a tv e giornali che “Cinisi non è una cittadina mafiosa” e che il problema del vecchio boss è quello di aver violato l’ordinanza che vietava i giochi pirotecnici, tanto da essere stato sanzionato e denunciato. Eppure, tra le stradine del paese che fu di Peppino Impastato sembra che in molti siano andati a rendere omaggio all’anziano padrino per il compleanno, nella sua abitazione a due passi dal municipio.
E lui, il vecchietto che vent’anni fa aveva rivoluzionato i protocolli della cupola, facendosi intervistare da un giornalista de L’Unità, anche adesso a chi gli chiede di Cosa Nostra propone sorridendo la stessa risposta del 1996: “La mafia non esiste”. Probabilmente chi gli ha reso omaggio la pensa come lui.