Certe volte alcune decisioni della magistratura lasciano quantomeno confusi. Mi riferisco al fermo della ricercatrice libica, accusata di istigazione al terrorismo e fermata dalla Procura di Palermo, per poi essere rimessa in libertà dal Gip con il solo obbligo di dimora e nessuna limitazione nelle comunicazioni.
Tradotto in parole semplici: il giudice ha ritenuto validi i gravi indizi di colpevolezza nei confronti della donna, ma non tanto gravi da mandarla in galera in via cautelare. Dunque resta libera di gironzolare dove vuole – quantomeno nel capoluogo siciliano – e parlare con chi vuole. Ora mi chiedo: se ci sono validi motivi per ritenere che una persona abbia contatti con cellule terroristiche; se è vero che questa persona ha rapporti di parentela con terroristi e ne stava facendo arrivare uno in Italia (prima che venisse ammazzato); se è vero che ci sono prove schiaccianti di propaganda all’estremismo islamico, non sarebbe meglio adottare qualche cautela in più?
Ok, a Natale siamo tutti più buoni. Ma non credo che i terroristi la pensino allo stesso modo.