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la mafia è morta. Ma fanno la processione al boss

Nemmeno una settimana fa, il ministro dell’Interno Angelino Alfano – a margine di un’operazione antimafia a Bagheria - sosteneva: “La mafia non è ancora morta, è in ginocchio. Stiamo vincendo”.


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Sotto il profilo strettamente numerico, ci sono gli elementi per non dargli torto. Ma basta guardare il video girato dalla polizia al momento dell’arresto del boss Salvatore Profeta, nel rione Guadagna di Palermo, per rendersi conto che la mafia, intesa come fenomeno sociale, è ancora molto resistente. Nel filmato, il boss viene attorniato da amici, parenti, conoscenti che fanno di tutto per rallentare l’arresto, talvolta con qualche parola di insulto nei confronti dei poliziotti.

Sinceramente non ho avuto l’impressione di una mafia in ginocchio in questa circostanza: una parte della società considera ancora il fenomeno mafioso come una benedizione e non come la causa di morte e degrado. Probabilmente Alfano guarda solo il bicchiere mezzo pieno e dimentica che se il fenomeno non si sradica dalla mentalità di un popolo, i vecchi boss verranno sostituiti da nuove leve, e i loro arresti salutati da nuove processioni.