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gli immigrati il circo

Quindicimila euro per oliare non le gabbie dei leoni ma le tasche di impresari circensi e impiegati compiacenti della Regione Siciliana ben disposti a chiudere gli occhi. Ecco la nuova frontiera per l’immigrazione clandestina in Italia.


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In sostanza una magia da strapazzo: far comparire come dipendenti dei circhi persone che in realtà avevano bisogno solo di un passaggio e che per quel passaggio (chiamiamolo così) erano disposti a pagare l’equivalente di un biglietto in business class per un volo intercontinentale. Non ci stupiamo più di nulla ormai, e quindi non ci turba neppure questo escamotage. Solo è un po’ irritante leggere – quasi come se fosse una giustificazione – che i circhi arginavano la crisi crescente degli incassi con questi metodi.

Un po’ come se giustificassimo un cameriere stagionale dal furto in una stanza solo perché guadagna poco. Stranezze di Sicilia, che ovviamente si sommano alle facce di bronzo. Come quella dell’ex precario stabilizzato alla Regione che utilizzava timbri falsi della Questura per concedere autorizzazioni in cambio di denaro sonante. Mazzette che viaggiavano sotto forma di rimborsi sulle carte prepagate dei parenti dell’impiegato regionale. Un’organizzazione impeccabile, che a un certo punto però è stata scoperta. Non tutti i numeri da circo, del resto, riescono sempre bene.