Cinque giorni di siccità in una città come Messina sono eterni e ingiustificabili neanche a voler chiudere entrambi gli occhi e immaginarci ai tempi dei carri trainati dai buoi.
Qualcuno nella gestione dell’emergenza, nata da una frana che ha danneggiato le condutture idriche nella zona di Calatabiano, ha sbagliato di brutto; qualcuno ha responsabilità enormi e ci auguriamo che alla fine di questa disavventura - che grava su tutti i messinesi, ma in modo indecente sulle fasce deboli della cittadinanza - paghi il conto salato della propria inadeguatezza e si levi dalle scatole. Agli occhi del resto d’Italia, dalle parti di Montecitorio, ora e solo ora il problema acqua a Messina è diventato una “vergogna”; ora e solo ora il Prefetto ha preso in mano le redini dell’emergenza. Da Palermo (o dovunque si trovi), Crocetta si è svegliato intorno alle 19 di ieri, chiedendosi perché – cito testualmente – “Nessuno abbia informato la Regione della gravità della situazione”.
Ci sembra quindi di capire che il Presidente si trovi a Beirut e non ad appena 224 chilometri da un luogo che, si, in effetti sembra scenario di guerra, ma ancora la TV e i telefoni funzionano. In compenso, come ai tempi della guerra, c’è chi specula sulla vendita dei bidoni d’acqua ai disperati. Se i protagonisti della celebre pellicola “Ritorno al futuro” avessero saputo che a ottobre 2015 si sarebbero trovati non davanti alle auto che volano ma di fronte alle code per riempire i bidoni, avrebbero cambiato epoca. E forse anche titolo del film.