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la foto che imbarazza il Comune di Catania

Vedere il sindaco di Catania Enzo Bianco ritratto in foto accanto a un imprenditore accusato dalla Procura etnea di essere lo storico prestanome del boss dei Pillera Maurizio Ieni, fa effetto. Ancora di più fa effetto sapere che l’amministrazione comunale abbia deciso di avviare una partnership per un’iniziativa artistica proprio all’interno di una discoteca sequestrata per mafia e già sotto la lente della Procura dal lontano 2006.

Un po’ difficile, dunque, pensare che nessuno conoscesse il passato quantomeno opaco legato all’Empire. Sia chiaro, l’imprenditore coinvolto nella bufera avrà modo e tempo per difendersi nelle sedi opportune, ma la questione politica – almeno così ci insegna la storia – è un panno sporco che va discusso e chiarito soprattutto con l’opinione pubblica. Perché sono i cittadini a votare chi li amministra e hanno il diritto di sapere se chi si presenta alle urne come paladino dell’antimafia lo sia realmente.

Enzo Bianco e l’assessore Licandro sapevano o non sapevano che la gestione della discoteca era coinvolta in un’indagine per mafia? A questa domanda il Comune risponde con una nota in contrasto con quanto sostiene la magistratura, sottolineando che “i privati” (e quindi anche chi gestisce il locale) non sarebbero stati mai prima d’ora oggetto di provvedimenti da parte dell’Autorità giudiziaria. Michelangelo Patanè, che è il Procuratore reggente di Catania, e quindi la fonte primaria per eccellenza, a Live Sicilia racconta tutta un’altra storia. Racconta che la mafia e l’Empire vanno a braccetto dal 2006. Ed è grave, con tutta la buona fede del mondo, che il sindaco di Catania non lo sapesse.