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Omicidio Di Stefano, quel biglietto inquietante alla porta dell'assassino

Una famiglia ha appena iniziato a piangere il massacro di una ragazza ventenne, sventrata dalle coltellate e abbandonata dentro un’auto nel cuore della notte. Un’altra famiglia, a pochi chilometri di distanza, lotta contro il disonore di un figlio omicida reo confesso.

In mezzo c’è l’ombra del business spietato: quello violento e senza etica di chi – nel cuore della notte – decide di incollare alla porta di casa della famiglia dell’assassino un biglietto con poche semplici parole che suonano più o meno così: “Rivolgiti allo studio del famoso avvocato Tizio che seguirà il tuo caso con il gratuito patrocinio”. Non voglio arrivare a conclusioni azzardate, ma devo pormi alcuni dubbi. Posso, certo, considerare l’ipotesi che qualche “anima candida” abbia voluto consigliare anonimamente e in maniera disinteressata alla famiglia di Luca Priolo un avvocato non nuovo ai casi che finiscono in TV o nei salotti dei talk show.

Ma devo anche ipotizzare un altro scenario; un tantino più cinico, decisamente meno gradevole. E cioè che qualcuno abbia giocato sporco per accaparrarsi il risalto mediatico che un omicidio cruento come quello di Nicolosi può offrire, puntando a fare fuori i due giovani legali che la famiglia del ragazzo arrestato ha incaricato fin da subito di seguire il caso. Mi auguro che quest’ultima ipotesi sia quella sbagliata: che il biglietto pubblicitario sia una pagliacciata o tutt’al più una bravata di qualche stupido buontempone. Perché una toga senza dignità è solo una maschera di carnevale.