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Fiumicino e il disastro di Roma

Probabilmente l’aeroporto di Fiumicino ha bisogno di una benedizione dell’Altissimo. Troppi incendi dentro e fuori, magari (sia chiaro) non tutti dolosi; troppi disagi, ma soprattutto troppa inefficienza per uno scalo intercontinentale che accoglie e saluta milioni di persone da tutto il mondo con una cartolina per nulla lusinghiera.


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Non lo è perché basta un disagio grave a far saltare i nervi a chi dovrebbe mantenere la calma e gestire il caos. Tra le tante istantanee immortalate da turisti e passeggeri abbandonati a sé stessi, c’è quella della hostess di Alitalia che si permette di spintonare un turista esasperato. Un gesto inqualificabile che è rimasto impresso sui cellulari di decine di persone presenti. Qualcuno ha realizzato un video e il risultato incorona lo sputtanamento di un sistema carente e incapace di reggere allo stress.

Non ci sono giustificazioni, non ci sono attenuanti: Fiumicino è la trasposizione di Roma che brucia mentre Nerone suona la cetra. Uno sfacelo nazionale frutto di arroganze, abusi, corruzione e incapacità. Persino un quotidiano neutrale come l’Osservatore Romano è stato costretto a titolare che il “caso” Fiumicino rappresenta l’ultima frontiera. L’ultima frontiera della vergogna, da Mafia Capitale in giù. Una spirale dantesca, senza purgatorio e paradiso. A dannarsi però non sono i responsabili dello scempio ma povere vittime, corteggiate solo in tempo di elezioni e colpevoli, semmai, di votare i soliti noti. Pardon, i soliti idioti.
L’editoriale si prende una pausa, e me la prendo pure io. Tornerò a settembre e sono certo che ci sarà molto da raccontare. Non preoccupatevi: nulla di buono.