Dovrò prima o poi smetterla di pensare che in Sicilia qualcosa possa cambiare; che le morti assurde possano essere evitate; che non si debba uscire di casa e beccarsi una coltellata nella pancia per un litigio banale, per una parola di troppo o per essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Invece la cronaca nera si appiccica come una colla alla Trinacria e non passano 24 ore da una atrocità, che subito eccone pronta un’altra. Mi piacerebbe sapere quale sia stata la colpa del signor Salvatore La Fauci, 44 anni, per meritare di essere ammazzato a sangue freddo da un uomo in mezzo alla strada a Messina. Gli investigatori ritengono che si tratti di un litigio per un posteggio; che l’aggressore non si trovi più, almeno per il momento. Se questa è la reale motivazione, non c’è altro da aggiungere.
Siamo tutti miracolati: dal momento che ogni giorno la frenesia della vita ci porta allo scontro per il parcheggio, per il sorpasso azzardato, per gli abbaglianti sparati in faccia. Ci sembra normale sfanculare il rivale, e ancora più scontato uscirne indenni. Ma Salvatore La Fauci, mentre cercava posteggio, ha beccato un folle col coltello in macchina e a casa non c’è tornato più. Per un posteggio. Tanto vale una vita in Sicilia.