Se mi soffermo sull’aspetto esclusivamente ‘umano’, non posso non essere rispettoso del coraggio e della partecipazione popolare dei greci.
Un popolo in ginocchio – senza contanti e al limite del collasso economico – ha imbracciato l’arma potentissima della democrazia (che del resto è figlia dei suoi filosofi) e ha detto no a misure “lacrime e sangue” imposte dall’Europa per evitare la bancarotta. Si chiama spirito di sopravvivenza, spiegherebbe Darwin. Anche se adesso gli scenari si fanno incerti. Qualcuno già immagina l’esclusione della Grecia dal sistema euro e l’emissione di una nuova moneta; qualcun altro invece crede che si arriverà a un ulteriore compromesso, dal momento che far uscire un Paese dalla moneta unica equivale a segnare un precedente pericoloso.
Se il popolo di Tsipras sarà o meno fortunato in tal senso, lo scopriremo molto presto. Ma non possiamo certo ignorare le ragioni che hanno portato la Grecia a un disastro senza precedenti. Baby pensioni; manica larga sull’ evasione fiscale; spese militari esorbitanti; tassazione praticamente inesistente per i ricchi armatori. Alcuni di questi bubboni li ha dovuti affrontare anche l’Italia e ancora pesano gli effetti della crisi. Ragion per cui non sbaglia poi così tanto chi chiede alla Grecia di affrontare il problema del debito pubblico con responsabilità. Si chiama giustizia, e i filosofi greci la insegnano da duemila e cinquecento anni.