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rapinatori a 10 anni

Se un gruppo di bambini, invece di stare a casa a guardare i Pokemon alla tv o leggere un libro, preferisce andare in giro per il centro di Catania a rapinare coetanei, io sono costretto a pormi qualche domanda.

Lo so che ultimamente mi stupisco di frequente, ma giuro che certe situazioni mi sembrano davvero paradossali. Intendiamoci: capisco che il fenomeno delle baby gang non è una novità, ma sinceramente credevo che ci fosse una soglia d’età minima al di sotto della quale anche i genitori peggiori del mondo dovessero vigilare. Se non altro per dignità. E invece mi sbagliavo: a dieci anni c’è chi va a caccia di telefonini altrui; c’è chi impara a prevaricare e picchiare, a rapinare e delinquere con la sfacciataggine dei grandi.

Tra le righe della cronaca variegata ho letto, quasi fosse una giustificazione all’assurdo, che i giovanissimi abitano a Librino. Come dire: tranquilli, a Librino (quartiere satellite di Catania) non valgono le regole e quindi può succedere che un gruppetto di bambini scelga di giocare a Gomorra in centro invece di costruire i dinosauri con i lego. Così facendo fingiamo di non guardare in faccia il problema a nostro rischio e pericolo: perché se oggi un bambino di 10 anni impara a fare il mafiosetto alzando le mani, domani vorrà una pistola.