Non possiamo fare una colpa – almeno in questo caso – ai deputati siciliani se alle 4 del mattino crollano sugli scranni, esausti per la lunga maratona che ha portato all’approvazione della finanziaria regionale. Vedere gli onorevoli sfiniti sui banchi, prontamente paparazzati in rete dai colleghi del Movimento 5 Stelle, fa un certo effetto, ma soprattutto fa riflettere.
Il primo pensiero che viene in mente è: come mai ci si deve ridurre sempre alla fine, come lo studentello impreparato costretto al tour de force per evitare la bocciatura di fine anno? Non si potevano calendarizzare meglio le sedute e l’ordine del giorno? Misteri indecifrabili per noi comuni mortali. C’è poi un’altra riflessione, sollevata dai ‘grillini’ e abbastanza condivisibile: con quale lucidità si può votare una finanziaria a notte fonda, con i sensi offuscati e la voglia irrefrenabile di tornare a casa per sfondare il letto? La risposta è scontata, al punto tale da scadere nell’ovvio. Certo è che in Sicilia c’è un modo tutto strano di agire politicamente.
La regola sembra essere quella dello “stato di necessità perenne”. Si vota un provvedimento alla fine; si interviene politicamente a disastro avvenuto; si trovano le soluzioni a problemi decennali quando non esistono altre strade. E a proposito di strade, penso alla linea ferroviaria Catania-Palermo: due ore e 40 minuti con il Minuetto, a fronte del viaggio della speranza di 6 ore che i poveri sventurati dovevano intraprendere in treno fino a un mese fa. Ci voleva la bacchetta magica? Certamente no. E’ bastato che crollasse un pilone dell’autostrada...