Potevate dircelo che ve ne stavate fottendo di curare la manutenzione dell’autostrada Catania Palermo, dal momento che non paghiamo il pedaggio. Potevate avvisarci, visto che di elemosina ne corrispondiamo fin troppa, che occorreva uscire qualche euro.
Magari si sarebbe potuto evitare di far crollare una parte dell’arteria di collegamento principale dell’Isola, dopo dieci anni di menefreghismi, mangia mangia e colpevoli ritardi nel prevedere che una frana prima o poi trascina con sé anche un pilone di cemento armato. Ma siamo in Sicilia e chi se ne frega. Ci vorrà qualche anno per ripristinare l’autostrada, ma chi se ne frega. Non esistono collegamenti ferroviari rapidi, ma chi se ne frega. Casomai ci si becca a Messina - commenta ridacchiando qualcuno su Facebook - oppure direttamente a Roma, se è vero che con l’aereo in 50 minuti il gioco è fatto.
Ma al netto dell’ironia trovo veramente intollerabile che situazioni così paradossali avvengano solo da noi. Oppure trovatemi un’altra Regione d’Italia nella quale l’unica veloce via di collegamento tra i due principali capoluoghi sia interrotta a tempo indeterminato; dove ancora non si sa quando e come ovviare al disastro, quando e dove trovare i fondi. Inutile scervellarvi: non c’è. Benvenuti dunque nel regno delle due Sicilie. Per il momento due, finché crollo non le separi.