L’ultima volta che mi sono occupato di Nuccio Mazzei, boss da poche ore non più latitante della famiglia catanese dei ‘carcagnusi’, la sua assenza pesava come un macigno tra i nomi degli arrestati nell’operazione ‘Scarface’.
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In quell’occasione (era il 1 aprile 2014), la polizia sconquassò gli equilibri della famiglia, scoprendo giri di bancarotte fraudolente in tutta Italia che foraggiavano ville, auto di lusso e troni alla Tony Montana per eccentrici colonnelli della cosca. Ma lui, Nuccio ‘u carcagnusu’, mancava all’appello: aveva fiutato le manette ed era riuscito a scappare poco prima del blitz. Per più di un anno, il silenzio assoluto. All’alba di oggi, gli uomini della Squadra Mobile di Catania si sono presi la loro rivincita, pareggiando i conti. Nuccio Mazzei si trovava insieme alla moglie all’interno di una villa a Ragalna, nel Catanese, e non ha opposto resistenza.
Agli agenti ha ripetuto: “Apposto, sono sereno”. Ha preparato le sue cose; ha indossato il giubbotto di pelle e ha seguito gli agenti dopo aver dato un bacio al suo pitbull. Poche ore dopo è uscito dagli uffici della Mobile sfidando telecamere e flash, senza coprirsi il volto con i fogli bianchi della sua ordinanza. Forse avrà studiato anche questo passaggio, sfilando imperturbabile davanti alle telecamere pronte a raccontare il suo arresto. Da stasera niente villa e niente pitbull, solo carcere e processi. Chissà se riuscirà davvero a rimanere sereno.