Di sicuro qualcosa non va se un uomo può portare con sé una pistola all’interno di un Tribunale notoriamente controllatissimo come quello di Milano; fare fuoco davanti a magistrati, dipendenti e avvocati; uccidere tre persone e ferirne una.
Tra le vittime c’è un giudice fallimentare, Fernando Ciampi. L’assassino, un imputato per bancarotta fraudolenta, arrestato dai carabinieri dopo un tentativo di fuga in moto. L’Aula di giustizia trasformata in una scena da film dell’orrore, racconta chi ha avuto la sfortuna di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato. Così apprendiamo che non esiste un posto in assoluto sicuro, nemmeno quelli che – sulla carta – dovrebbero essere ultra presidiati.
E alla mente mi torna la condizione del Tribunale di Catania, dove per mesi i metal detector sono rimasti fuori uso e al momento funzionano a singhiozzo. Dove i controlli su chi entra o chi esce non sono sempre accuratissimi e chi conosce le dinamiche del Palazzo sa come e dove accedere senza troppi problemi. Magari adesso qualcosa cambierà, per un giorno o due, o forse per una settimana. I morti restano, i dubbi e lo sconcerto pure.