Non avrei voluto trovarmi nei panni del sindaco di Aci Castello appena 48 ore fa, quando un uomo per niente lucido ha sfondato a calci la porta del suo ufficio e lo ha minacciato di tagliargli la testa per un motivo assolutamente ridicolo: la sistemazione della strada davanti alla sua abitazione.
A sentire questa storia, fortunatamente finita nel migliore dei modi, e cioè con l’arresto dell’aggressore, si potrebbe anche sorridere. Eppure l’accostamento tra la violenza irrazionale, seppur verbale, e il municipio di Aci Castello mi riporta alla mente lo spettro di quanto è accaduto dodici anni fa. Era il 2 maggio del 2003 quando il 32enne precario Giuseppe Liotta, “Pippu u pazzu”, accecato dalla vendetta uccise il sindaco Michele Toscano e altre quattro persone, prima di prendere in ostaggio un automobilista e suicidarsi all’interno di una chiesa a Vittoria, nel Ragusano.
Ieri come oggi, chi ricopre una carica delicata come quella di sindaco deve fronteggiare rischi e colpi di scena, imprevisti e forti stress emotivi. A maggior ragione immagino cosa avrà provato Filippo Drago, faccia a faccia con uno sbandato e le sue minacce di morte, nello stesso palazzo che di morti ne ha visti e subiti fin troppi.