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incidente a Catania, muore Flavia Magro

Flavia era una ragazza di diciannove anni. Lavorava come banconista in un bar del centro di Giarre, in provincia di Catania. Aveva una vita davanti e tanti sogni nel cassetto. Appena 48 ore fa non avrebbe mai potuto pensare che le sue frasi; i suoi scatti e le sue battute avrebbero suscitato tanta tristezza nello sguardo di chi ora è costretto a parlare di lei al passato.

Flavia è morta perché l’auto sulla quale viaggiava insieme ad altri due ragazzi si è schiantata contro un albero. Flavia è morta (è morta solo lei) perché forse chi guidava non era del tutto lucido. Un giornalista prudente dovrebbe dire che “saranno le indagini a chiarire i dettagli di una tragedia assurda”. Ma io interrogo prima di tutto la mia coscienza. Una tragedia assurda è quella che coinvolge i passeggeri di un aereo che si schianta al suolo. Una tragedia assurda capita al giovane ucciso perché scambiato per un affiliato alla camorra. Assurdo è quando un pedone viene travolto da un pirata della strada. Ma a che velocità deve trovarsi un’auto per schiantarsi contro un albero ed abbatterlo? Quanto aveva bevuto il conducente dell’auto che ha stroncato per sempre la vita di Flavia?

Abbiamo avuto tutti vent’anni: è un’età beffarda che ti inietta in corpo il dèmone dell’immortalità. Ma è solo un’illusione, finta come gli effetti della droga e dell’alcool. Quelle sostanze che per tanti giovani sono l’emblema della libertà assoluta; che ti illudono di essere un supereroe invincibile o il protagonista di Fast and Furious. Purtroppo non c’è una seconda scena dopo il primo schianto. E Flavia, come tante altre vite spezzate troppo presto, meritava di vivere.