Rolex regalati da potenti imprenditori a figli di ministri. Dall’altra parte della strada, ma sarebbe meglio dire del Paese, ci sono giovani validissimi che per la laurea non ricevono nemmeno l’orologio di topolino e non vengono chiamati da nessuna multinazionale per una folgorante carriera.
Facciamocene una ragione: la legge non è e non sarà mai uguale per tutti. Farabutti e falsi sono quelli che vogliono farcelo credere. Ma quello che più mi intristisce è vedere che sempre più giovani hanno perso la speranza: da sud a nord il tasso di inattività è schizzato alle stelle. Si preferisce rimanere a casa, rincoglioniti da internet e tv via cavo, piuttosto che reagire. Qualche giorno fa, a proposito di disperazione, ho letto una mail inviata da una signora della provincia di Siracusa che raccontava il suo profondo disagio nel vedere il figlio trentenne allo sbando: letteralmente schiavo dei gratta e vinci, dalla cui sorte spera di ripartire. Intanto, però, ad essere svuotate sono le tasche di mamma e papà. Punti di vista.
E pensare che ci vorrebbe eccome una buona dose di azzardo, ma prima di tutto occorrerebbe il coraggio. Coraggio per rischiare; coraggio per partire e trovare la propria strada; coraggio per ribellarsi. Il nodo della questione è tutto qui ed è tutto italiano: promettiamo rivoluzioni quando alla tv raccontano l’ennesimo stupro della democrazia, ma la rabbia finisce pochi minuti dopo. Giusto in tempo per l’inizio della partita su Sky.