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rapinatori disarmati

Guai ad avere a che fare con l’onda emotiva dell’opinione pubblica: in men che non si dica, un eroe può diventare il peggior criminale sulla faccia della terra. O viceversa.

Immagino che questa paura la sentano sempre sulla propria pelle i tanti uomini delle forze dell’ordine che quotidianamente si trovano di fronte all’imprevedibilità del crimine o della follia umana. Quei ‘custodi’ che vorrebbero proteggerci ma devono fare mille valutazioni pure quando devono difendersi da chi gli punta addosso un’arma. Prendo lo spunto per questa riflessione dall’arresto di due giovani malviventi, qualche sera fa, in un supermercato catanese. Uno dei tanti esercizi commerciali presi di mira con costanza dalla piccola malavita e per questo tenuto sott’occhio dagli uomini della Squadra Mobile. Grazie alla bravura dei poliziotti, mimetizzati tra i clienti, i due banditi sono stati presi e disarmati senza esplodere un colpo.

La sorte ha voluto che l’arma utilizzata per la rapina fosse giocattolo, ma questo è un dettaglio che scopri solo dopo, quando tutto è finito. "Quando i rapinatori – così commenta un investigatore catanese – da demoni incappucciati diventano smidollati piscialetto". Dopo l’arresto, a sentirli, sono tutti indifesi; bravi ragazzi; accusano di essere povere vittime aggredite. Peccato solo che se un criminale spara, la notizia fa clamore mezza giornata. Se lo fa un poliziotto, può dire le sue preghiere. Perché chi indossa la divisa – questo è il messaggio che passa – ha quasi sempre le mani legate.