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monsignor Martinelli in Libia

Vescovi accusati di intascare i soldi dell’otto per mille per foraggiare i propri lussi e i propri interessi. Cardinali al sicuro dentro gli attici di Città del Vaticano per stare più vicini al Padreterno infischiandosene del ‘gregge’. Preti pedofili mai pentiti, più di una volta coperti da chi finge di non vedere.

Certo, quando si parla dei ministri di Dio non sempre vengono in mente esempi esaltanti, e forse è solo grazie alla testimonianza autentica di Papa Francesco che la religione degli umili e degli indifesi ultimamente non ha perso proseliti e credibilità. Eppure ogni tanto qualche speranza si affaccia all’orizzonte. Mi ha fatto molto riflettere la scelta di Monsignor Giovanni Martinelli, nunzio apostolico in Libia, che ha deciso – nel giorno in cui lo spettro dei tagliagola dell’Isis è divenuto realtà a Tripoli – di non abbandonare una comunità di fedeli cattolici filippini.

Intervistato da Guido Ruotolo de ‘La Stampa’, il vescovo ha confermato di voler rimanere fino a quando ci sarà anche un solo cristiano. Martinelli non indossa il costume del supereroe: conosce i rischi del fanatismo islamico e non esclude che da qui a breve avrà paura. Ma ognuno ha la sua missione, e il vescovo è un pastore che non fugge prima del suo gregge. Purtroppo ci sono pastori e pastori. I peggiori sono quelli che vivono una vita da pecora, con il fegato di un coniglio.